Ciò che è mio.
Alla Sicilia appartengono le mie profonde radici aeree ma dall’età di vent’anni vivo a Milano per amore di Design. I miei frutti più maturi nascono da Theoria e Filosofia e, in particolare, da una laurea in indirizzo teoretico ed estetico, che considero sempre aperta. La mia formazione in Graphic Design è da sempre installata nella mia visione strabica, nel senso che guardo al design da una prospettica filosofica e secondo un approccio sistemico, inaugurando il discorso di un design filosofico.
Nei miei progetti di design adotto una metodologia indisciplinata ma fertilizzante, nel senso alto dello scorribandare e dell’impollinare idee. Non riconosco confini disciplinari. Con le mie due anime e i loro esponenziali, guardo il mondo e, di conseguenza, ho una formazione non-lineare. Mi caratterizzo per un continuo divergere che ibrida forme e pensieri. Intendo l'”estetica” nell’accezione freudiana, come teoria del sentire emotivo e perturbante. A lezione insisto sull’importanza di assumere una posizione “strategica”, dal momento che la comunicazione contemporanea è, per lo più, finalizzata alla seduzione dell’Altro. Ma sedurre non significa ingannare. Nessun rapporto vero/falso, verità e falsità, è implicato nelle dinamiche di seduzione. Come nessuna Grafica è vera o falsa e neppure giusta o ingiusta. Talune grafiche funzionano o non funzionano. Ma la grafica è essenzialmente antropologica, linguistica, psicologica, poetica ed estetica. E soprattutto, come diceva uno dei miei grandi maestri, ‘tra le pieghe della grafica c’è cultura’.
Tra le pieghe della grafica, non ci sono solo fatti di consumo, c’è cultura.
Questo titolo è una citazione. Quella di Franco Grignani, artista e grafico, le cui opere fino a quel giorno avevo ammirato solo sui libri di design. Era il 1995, Aiap gli dedicava una mostra e io mi dedicavo l’esordio su Linea Grafica, parlando della sua finezza intellettiva e grafica in un gioco metalinguistico di citazioni: su Linea Grafica citando Linea Grafica), Quando lo vidi per la prima volta rimasi colpita. Lo immaginavo fisicamente diverso. Pensai che, forse, l’incontro con Max Huber di qualche anno prima, aveva impressionato tutto il mio immaginario del designer e artista d’eccezione. Di conseguenza le aspettative del mio inconscio si erano orientate verso corporature minute e più raccolte. Grignani, invece era alto, con una fisicità importante, nonostante i suoi 87 anni, con un portamento che non ammette esitazioni. Si complimentò per il mio scritto. Era così sicuro di sé! Sembrava possedere il quel suo sguardo risoluto e aperto le chiavi di un profondo segreto. Anche lui, per me, allora come adesso, era un grande poeta della grafica.
(Tra le pieghe della grafica, non ci sono solo fatti di consumo, c’è cultura, F. Grignani – L’occhio non vede – Linea grafica n°2 1969)
Scrisse un saggio, la Metamorfosi delle piante, in cui sosteneva l’esistenza di una forma archetipa, o primordiale, sottostante al mondo vegetale. L’idea era che ogni pianta fosse una variante di questa Urform, la forma basilare dalla quale tutto il resto si era sviluppato.
Goethe 1749-1832 * von Humboldt 1769-1859 * Lamarck 1744-1829* Darwin 1809-1882*